
STEFANIA TANSINI
in residenza per
MY BODY
CANGO, Cantieri Goldonetta – Firenze
My Body è un progetto modulare che si articola in un solo e in un trio.
Da una parte l’individualità e il mondo, dall’altra la comunità e il mondo.
Due prospettive di una medesima domanda. Due modalità di essere, di stare, di fare.
Non distanti, ma diverse. Non opposte, ma complementari e inclusive.
My Body si sofferma sulla questione esistenziale.
Che cosa facciamo? Come stiamo? Da soli, con gli altri, con le cose, con il mondo…
Che cosa ce ne facciamo di questa vita, in questo corpo, in questa situazione?
Si domanda quali strade può prendere e in quali forme si può incarnare il vitalismo umano che ci appartiene e nel quale siamo immersi.
MY BODY in solo
vincitore di DNA appunti coreografici 2020
Un’affermazione di vita.
Un’accettazione disarmata del nostro essere fragili, vulnerabili, precari.
Tutto quello che siamo e che facciamo è sempre ad un passo dal limite.
SINOSSI
Un corpo vicino a sé stesso.
Un corpo in una ricerca individuale che si proietta verso il mondo.
In che modo? Con quale limite? Come sta? Cosa fa?
Qui sta la ricerca formale. Nel trovare un linguaggio che trasli le regole del gioco della vita, in una composizione non tanto coreografica, quanto esistenziale.
Come un’esistenza può stare?
Come dietro questa semplicità, questa accettazione delle cose e di sé stessi, dietro alla banalità dell’essere, si celi una complessità di possibilità che emergono grazie all’azione. Azione intesa come gesto, movimento, danza. È nell’azione, nella relazione tra l’individuo e la situazione che il corpo tenta di essere posseduto e di possedere, che rivela le possibilità celate che lo circondano e che attendono solo di essere manifestate.
L’individualità, il my body, prende un senso in quanto inscritta in un disegno più grande, in una relazione che coinvolge gli elementi di cui è circondato e in cui è immerso (luce, oggetti, abiti, suoni, luogo, pubblico, …). Ciò a cui tende è l’incontro con le cose e con il mondo. Una necessità, una spinta vitale non forzata, ma già presente nel momento in cui il corpo c’è e agisce.
Da una parte una ricerca di appropriazione del nostro lato materiale, carnale, biologico, fisiologico, dall’altra un desiderio involontario, quasi una sensazione istintiva, di rendere il nostro corpo un canale dell’invisibile, un veicolo di tutto quello che non si vede ma si sente, dello spirito che anima ogni nostro moto, interiore o esteriore.
Un’idea di un percorso più legato alla composizione umana che coreografica. Una ricerca della verità intima di un essere umano.
Un processo che non vuole tralasciare la precisione della tecnica, che non abbandona un rigore del corpo che arriva però successivamente, in quanto forma, in quanto necessario strumento per poter entrare in dialogo con lo spettatore.
Una ricerca di vita, nella sua essenza più vera, essenziale, scarna, libera da sovrastrutture ideologiche o intellettuali. Il tentativo di rivelare in modo puro quello che ci muove, verso gli altri e verso il mondo.
E la danza c’è in quanto massima espressione della necessità di rendere la vita nella sua essenza più immediata. Massimo utilizzo del proprio corpo libero da ogni vincolo linguistico e dialettico, in grado di instaurare una relazione diretta, senza un senso utilitario, ma con un senso cosmico. Come un’unione involontaria del tutto, che include, nella sua inutilità, me, te, gli altri e il mondo. Un collante tra le cose, che nasce dalle profondità misteriose di noi stessi.
Il lavoro del corpo risiede nella sua capacità di far emergere questo potenziale. Di portare, con la sua presenza e la sua azione, la fiamma olimpica di una forza che lo trascende, che arriva, vive e va. Che esiste molto prima del corpo, che si incarna e si mostra grazie al corpo e che prosegue oltre.
Qui sta la disciplina quotidiana e meticolosa: nel rendere il corpo trasparente ma presente, sensibile a sé stesso e a quello che lo circonda, attento a questa prospettiva di visione delle cose, e capace di agire in questa visione, capace di accogliere e rispondere agli stimoli esterni, che lo modificano e che lui a sua volta modifica. Rendersi materia chiara, precisa e puntuale di questo scambio energetico, grazie all’azione e alla presenza, al modo in cui sta e agisce.
PER INFORMAZIONI
Centro Nazionale di Produzione per la Danza Virgilio Sieni
CANGO Cantieri Culturali Goldonetta
via Santa Maria 23/25 – Firenze
055 2280525 – accademia@virgiliosieni.it