VIRGILIO SIENI / FRANCO LA CECLA
SLEEP IN THE CAR
AMMUTINAMENTI FESTIVAL
RAVENNA (RA)
DOMENICA 8 SETTEMBRE 2024
CREDITS
di Virgilio Sieni
in collaborazione con Franco La Cecla
con Jari Boldrini, Sara Sguotti, Maurizio Giunti
SINOSSI
Abitare l’automobile come un rifugio, come luogo privato che mescola posture intime a gesti estremi: spazio che diviene abitazione, fuga, alienazione. Un gruppo di interpreti abita lo spazio dell’automobile eseguendo una coreografia di gesti marginali, vicini, condivisi.
Sleep in the car, sonno in macchina, dormire in auto, o l’imperativo dormi in macchina! È una provocazione che apre varie sollecitazioni. L’idea di una libertà dalla casa, via dalla pazza folla, verso il diritto a dormire dappertutto on the road (ma protetti dall’auto come sostituto della casa). L’idea di un sonno in compagnia di qualcuno o di molti alla scoperta della notte in luoghi lontani e allo stesso tempo la scomodità dei corpi che all’auto devono adattarsi. Accanto a queste “libertà” c’è la costrizione di chi in macchina deve dormire perché non ha più o non ha mai avuto una casa. Una condizione frequente nelle nuove povertà che hanno colpito spesso le classi medie in vari paesi industriali lasciando loro dopo il crollo dei mutui solo l’auto. E poi c’è il sonno in auto come lavoro, come i taxisti indiani o cinesi o giapponesi che non hanno il tempo di tornare a casa e ricavano durante la giornata un mucchietto di minuti di sonno. Sleep in the car è l’immagine della nostra strana condizione contemporanea, dove l’auto si è sostituita alle case ma anche agli spazi pubblici dove una volta si poteva sonnecchiare su una panchina, appoggiati al gomito su un tavolino, su una sedia fuori dalla porta. È anche la provocazione di una dimensione intima da riconquistare dove il sonno sia la vittoria della dimensione dello “stare” sulla frenesia dell’andare. Emmanuel Levinas che su sonno e insonnia ha scritto moltissimo dice che il sonno dimostra che noi siamo un luogo in cui dimorare, quando dormiamo centriamo il mondo su noi stessi.
Franco La Cecla