Sviluppato sulla scia delle buone pratiche dell’Accademia sull’arte del gesto di Virgilio Sieni, il progetto IL MONDO SALVATO DA LORO coinvolge, incontra e intende creare comunità di persone che abitano i confini della diversità fisica, cognitiva e comportamentale e che attraverso i linguaggi del corpo e della danza esplorano la bellezza del corpo “messo in opera”, ovvero un corpo protagonista e attivo nella sua ricerca di relazione: con se stesso, con l’altro e con l’ambiente.
Il progetto articola pratiche itineranti, anche in spazi d’arte (teatri, musei, centri d’arte, parchi) e di cura (RSA, Centri Diurni e associazioni di promozione sociale) condotte da operatori e operatrici, danzatrici e danzatori professionisti preparati alla tattilità e frequentate da cittadini di ogni età abilità e provenienza compresi operatori sanitari e caregiver. Sempre connesso ad una progettualità artistica e culturale di ampio raggio si sviluppa attraverso cicli d’incontri di sensibilizzazione al gesto e, nella continuità dell’esperienza, include e propone performance site-specific: momenti di apertura intesi come tracce frugali delle radici mobili dell’incontro, forme poetiche di tattilità.
La forza, la luce che emerge con potenza dai tratti delle persone coinvolte costituisce ogni volta il territorio d’incontro per ripensare il senso dell’abitare e della città che muta, intesa come luogo abitato, costruito e attraversato dalla geografia emozionale dei cittadini. Ogni tappa, infatti, nasce elaborando percorsi ad hoc costruiti in stretto dialogo con le associazioni o le comunità che pongono al centro la diversità. Elemento primario di intervento è la creazione di un ambiente dove il gesto e l’attenzione rivolta al corpo si pongono come tratti comuni di conoscenza e scoperta. L’elaborazione poetica dell’incontro si concretizza nella pratica collettiva di azioni quali il toccarsi, il sostenere, il guidare, il camminare e il riconoscere il gesto, concedendosi poi a tutte le declinazioni della vicinanza e della mimesi: un vero atlante di possibilità dove il corpo fragile si concede alla relazione, ristabilendo un dialogo attivo con il fare quotidiano. In questo senso, la condivisione di elementi costitutivi del gesto si rinnova nel suo essere pratica fisica e sociale, lasciando emergere un impatto non solo sul singolo ma sul gruppo, stimolando processi di inclusione e aggregazione sociale, proponendo la creazione di comunità del gesto: gruppi di persone misti che si riconoscono e che si incontrano nella pratica del gesto.