BALLO 1866/ATLANTE DEL GESTO_GENOVA
di Virgilio Sieni
A me è dato soltanto guardare all’indietro,
e godere osservando nei bruchi lo sviluppo della farfalla.
Aby Warburg a André Jolles (1900)
Lo spirito che ha guidato questa esperienza di un gruppo composto da più di 100 cittadini e performer genovesi attraverso il gesto è da rintracciare in alcune domande che il complesso microcosmo della città ci pone urgentemente sul senso dell’abitare il mondo e le ragioni dell’accoglienza; se vi è ancora la capacità da parte dell’uomo di incamminarsi verso l’altro ri-creando il senso della comunità e della condivisione.
Lasciandoci guidare dalle ricerche di Aby Warburg che rintracciano nel concetto di risonanza un metodo di migrazione delle immagini attraverso le epoche facendo coincidere in analogie e movimenti dinamici orizzontali e verticali le forze artistiche e cosmiche del mondo.
Un procedimento che abbiamo riversato in tutti i percorsi di creazione affrontati. L’elaborazione del gesto è stato il campo d’azione dell’ascolto che ha assunto l’aspetto dell’attesa, allargando lo spazio percettivo in una profondità di sguardo. Il territorio dell’ascolto ha permesso agli interpreti di individuare nell’altro una mappa inedita da osservare per riconoscere le origini dei propri gesti. Sviluppando la sensibilità all’ascolto della propria archeologia fisica e emozionale- incrinature dovute alla qualità del cedimento, segmenti corporei e articolazioni agiti attraverso la messa in opera della gravità, la risonanza come metodo di trasmissione e viaggio di figure e sensi, sguardi e posture, dinamiche e sospensioni. Ogni azione coreografica è qui chiamata a resistere al suo compimento, e che questo dialogo è soprattutto una richiesta d’ascolto.
Le azioni coreografiche sono il risultato di questo cammino che un numeroso gruppo di cittadini, capaci di creare delle vere e proprie comunità del gesto, ha intrapreso attraverso la natura del gesto messo in relazione con alcuni episodi tratti dal racconto biblico: l’esodo, la pietà, la crocifissione e l’insegnamento
Il percorso di ricerca con DIBRIS, ha sostanziato fin dall’inizio ogni tratto del progetto. L’analisi del gesto e del movimento ha permesso di individuare prima e approfondire poi un vocabolario di riferimento per la creazione delle azioni coreografiche. Sviluppando i concetti di sospensione, incrinatura, fragilità, leggerezza, trasmissione e risonanza, abbiamo individuato un diagramma di origini ed esperienze archeologiche poi diventati i punti salienti dello studio sul gesto condiviso con gli interpreti. Una ricerca che ci ha permesso di elaborare un sofisticato programma per la creazione di suoni, al fine di ampliare il sistema percettivo da parte di ciascun interprete che abbia frequentato e sperimentato i temi del vocabolario. Sonificazioni vere e proprie che non descrivono il gesto rappresentato ma lo attraversano per analogie omogenie, per adiacenze qualitative del suono e del gesto.
Casa Paganini
DI FRONTE AGLI OCCHI DEGLI ALTRI_ INSEGNAMENTO
in collaborazione con Istituto Chiossone
Virgilio Sieni e Giuseppe Comuniello, un danzatore non vedente, si alterneranno per incontrare alcuni cittadini allo scopo di creare sul momento delle danze fondate sull’incontro e la visitazione. Un insegnamento diretto di alcuni elementi di trasmissione affidandosi esclusivamente alla capacità del tatto e il senso della vicinanza per instaurare un viaggio che porterà gli interpreti a visitarsi, a intraprendere i primi tratti del racconto fisico verso la conoscenza reciproca.
Palazzo Reale
ESODI
Palazzo Reale accoglierà un ciclo di azioni coreografiche fondate sul senso dell’esodo, del viaggio che alcuni uomini e popoli intraprendono per salvarsi.
La Sala degli specchi, la Sala da ballo, il terrazzo e le sale che si sviluppano intorno, formeranno un percorso primario da visitare liberamente, soffermandosi in prossimità delle azioni, sostando e camminando nella ricerca personale di prospettive e punti di vista diversi. Il contrasto tra la magnificenza del Palazzo e il corpo “memorabile” degli interpreti si dissolve nel gesto della trasmissione, nella creazione di un filo comune a ciascuno di loro, impegnati nel tracciare col corpo i tratti della similarità, delle analogie tese a creare nei vari spazi le declinazioni comuni dell’agire e dell’ascolto. Le azioni spostano gli interpreti in migrazioni simboliche, dove l’esercizio primario è sempre rivolto all’altro: emerge un atlante di sguardi e tattilità, avvicinamenti e sostegni, appoggi e cadute ritmate dalle stanze inaspettatamente abitate dal gesto che alchemicamente trova qui una nuova misura per comunicare la necessità di ascolto.
Aula Magna
MADRI E FIGLI/PADRI E FIGLI_PIETA’
Nell’Aula Magna dell’Università sei coppie di madri e figli, padri e figli agiranno allo stesso tempo in una lezione magistrale sull’origine dell’uomo.
L’immagine di madri e figli, da un punto di vista visivo richiama alla memoria una ben nota tradizione iconografica occidentale che delinea una specifica forma dell’intimità, del dolore e della bellezza, immediatamente riconoscibile all’interno di un immaginario collettivamente condiviso. Seguendo le pieghe, che tale segno generatore ha prodotto nella nostra stessa idea di genere e di identità, l’esperienza porta la riflessione della danza verso una nuova antropologia della relazione. La relazione filiale ci introduce in maniera diretta alla natura del gesto, il senso dell’origine rintracciabile nello spazio della storia che sboccia nel presente. La forma di vita inscritta nei gesti condivisi, la vibrazione che risuona nei tratti di ogni frammento gestuale, fa apparire in maniera luminosa l’importanza della fragilità nel riconoscere un percorso originario nell’indicibilità della vita.
Oratorio San Filippo
SOSPENSIONE_CROCIFISSIONE
due azioni coreografiche con Coro e gruppo cittadini
Due azioni coreografiche, una interpretata da un coro amatoriale, l’altra da un gruppo di cittadini, dialogano sul tema della crocifissione, a ben vedere, forse, sul primo gesto che segna il nostro calendario. L’uomo sospeso in tutta la sua gravità terrena e dunque inchiodato a braccia aperte, ci sospende in un abbraccio indicibile di commozione come quando ci troviamo umilmente posti di fronte all’altro, indifeso. Qui le due piccole comunità d’interpreti, manipolano una trave che ha l’importanza di depositare nell’Oratorio San Filippo un continuum di luoghi giunti da altre terre, inscrivendo un “mondo novo” che riporta l’attenzione al gesto quale fondamento dell’accoglienza e della memoria.