CENTRO NAZIONALE DI RILEVANTE INTERESSE PER LA DANZA VIRGILIO SIENI
ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI NEW DELHI
VIRGILIO SIENI / FRANCO LA CECLA / ANDREA ANASTASIO / STEFANO SAVONA
GITANJALI
25 OTTOBRE 2024 ORE 18.30
BIKANER HOUSE, NEW DELHI, INDIA
GITANJALI / GIARDINI
Sul “saperci fare” con la terra
di Franco La Cecla
Da quando Andrea Anastasio è stato nominato, per chiara fama, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Delhi abbiamo cominciato a discorrere su quale sarebbe stato il fil rouge dei suoi prossimi anni di lavoro. Ne è venuta fuori l’idea che sarebbe molto appropriato e fedele alla chiamata dei tempi fare di questa occasione un modo di riflettere su cosa è e come può esprimersi oggi la compassione come forma di vita nella quotidianità. Mai come adesso che i dubbi sulla natura umana si addensano sul nostro capo, credere che invece essa si possa esprimere nel minuto dell’abitare, nella frenesia delle città, nella irruzione dei conflitti e che sia una risorsa, una facoltà umana incancellabile e legata alla reciprocità sembra una sfida inevitabile.
Dentro a questo quadro si è sviluppato un progetto di collaborazione con Virgilio Sieni. Abbiamo ravvisato in lui qualcuno che possa essere capace di assorbire dalla quotidianità di Delhi lo stimolo per esprimere in gesti, pratiche e coinvolgimenti con la gente comune un progetto di dignità rispetto a coloro il cui saper fare perpetua il benessere urbano ma rimane invisibile.
Si è subito pensato ai giardinieri, sia per il valore che all’idea di giardiniere, gitanjali, viene dato nella poesia e nella letteratura indiana, sia perché in una città come Delhi i giardini sono la chiave per l’umanizzazione di una metropoli immensa e a volte spietata. I giardinieri, spesso dalit, situati in una condizione particolare di quasi intoccabili perché “toccano la terra” sono invece la garanzia che essa dia frutti e fiori, fragranze e frescure, ombre e ispirazioni.
Questo primo approccio ci ha ispirato nel coinvolgere Stefano Savona, regista e documentarista italiano di cui sapevano la sensibilità al mondo indiano e in generale la capacità di silenziosamente porsi in osservazione ed ascolto e riportare la realtà con fedeltà e passione allo stesso tempo.
Questo nostro team si è trovato ad aprire dunque, letteralmente, le danze nel mese di Aprile 2024 con l’intenzione di porre le basi per un lavoro duraturo.
Infatti, nella scia dell’attenzione alle arti del “saperci fare” fare, prendersi cura e costruire con la terra ci è venuta l’idea di una trilogia che comprenda i giardinieri di Delhi, i suoi pulitori e i manovali.
GIARDINI INDIANI
Impararsi nel tempo degli umili
di Virgilio Sieni
I giardinieri, sono loro, gli umili che innestano nel cuore delle danze orientali occidentali il seme del piangere, quella forma di compassione che solo le persone ultime richiamano col farsi ad una luce che è vita.
La storia e la contemporaneità di quei gesti, le forme d’incontro, gli atti di conoscenza, il giardino come opera d’arte e modo di abitare, il sentire sorgivo della loro presenza che opera in sintonia con la natura, la città, i monumenti e il caos.
Sono i gesti dei giardinieri declinati alle esigenze delle piante, dei fiori, dei prati, dei monumenti intorno, a donare forme di vita artigianale e umana, tanto poetica quanto irrinunciabile. Il giardino si muove e vive coi giardinieri.
Le danze sono un omaggio ai giardinieri che plasmano tanta bellezza, una forma di meditazione che trasmettono quotidianamente con la loro opera e il loro farsi nei giardini di New Delhi. L’accesso ai parchi, ai giardini, la visione di aiuole e piccoli appezzamenti fioriti, cosi come le danze di Gintajali, rendono giustizia a questi viventi nella forma in cui patiamo la potenza dei loro gesti e delle posture talmente antiche, faticose, terrene, da apparire incantate.
L’incontro con alcune danzatrici e danzatori indiani di formazione tradizionale e contemporanea è giocato sulla comprensione e l’ascolto. Dai gesti e gli attrezzi primordiali -zappette, forbici, scope, petali, tubi per annaffiare- dei giardinieri prenderanno vita delle brevi danze che andranno a comporre un atlante emozionale di gesti: un giardino di gesti appunto, che s’inabissa nell’antichità delle posture per irrorare noi, abitanti di questo mondo.
CENTRO NAZIONALE DI RILEVANTE INTERESSE PER LA DANZA VIRGILIO SIENI
ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI NEW DELHI
VIRGILIO SIENI / FRANCO LA CECLA / ANDREA ANASTASIO / STEFANO SAVONA
GITANJALI
WORLD PREMIERE
OCTOBER 25 2024 6.30PM
BIKANER HOUSE, NEW DELHI, INDIA
When I go alone at night to my love-tryst, birds do not sing, the wind does not stir, the houses on both sides of the street stand silent.
It is my own anklets that grow loud at every step and I am ashamed. When I sit on my balcony and listen for his footsteps, leaves do not rustle on the trees, and the water is still in the river
like the sword on the knees of a sentry fallen asleep.
Rabindranath Tagore, ” Gitanjali -The Gardener”
Reinterpreting the Moghul tradition of the “gardener” and the meaning of the expression gitanjali – gift and offering of songs – means trying to unravel and understand the unity of poetry, music and movement characteristic of Indian dance traditions.
Inspired by the great poet and writer Rabindranath Tagore, author of Gitanjali – The Gardener, Virgilio Sieni aims to explore expressions of the sensibilities of a new generation of dancers on the subcontinent. The Gitanjali project, begun last April, has used sessions and workshops to initiate a dialogue between Indian dancers and gardeners, concentrating on the composition of visual sensibility, representations of nature and the garden, male and female figures, rhythm, and the manifestation of emotions in physical gestures.
Several gardeners were selected by the Istituto Italiano di Cultura and the New Delhi National School of Drama to poetically spotlight the actions of the care required to maintain plants and trees in an urban context where thousands of visible and “invisible” gardeners contribute to making Delhi greener with their tireless daily efforts. Some classical dancers from various Indian dance traditions were also chosen.
The GITANJALI performance on October 25, 2024 at Bikaner House in New Delhi, involves Virgilio Sieni, six Indian classical dancers and seven gardeners in a choreographic action that combines the various conceptions and visions of the body in western and eastern tradition into a unique, original atlas of gestures. An emotional, poetic garden of gestures.
Learning about ourselves at the pace of the lowly
Virgilio Sieni
Gardeners are the lowly ones who plant the seed of weeping in the heart of eastern and western dances, that form of compassion that only the meek bring to light, and to life, with their actions. The history and contemporaneity of those gestures, forms of encounter, acts of mindfulness, gardens as works of art and a way of life, the flowing wellspring of their presence working in harmony with nature, the city, its monuments and its chaos.
These gardeners’ gestures are focused on the needs of plants, flowers, lawns and the surrounding monuments, shaping an artisanal and human way of life that is both poetic and fundamental.
The garden moves and lives with gardeners.
The dances are an homage to gardeners who mold their beauty, and an expression of the form of meditation they transmit every day with their work and efforts in the gardens of New Delhi.
Access to parks and gardens and views of flower beds and little flowered patches of space, and the dances of Gitanjali, do justice to these people, in the sense that we feel the power of their gestures and postures, so ancient, laborious and mundane, but that seem enchanted.
The encounter with Indian dancers, men and women trained in traditional and contemporary dance, is based on understanding and mutual listening.
The gardeners’ primordial gestures and tools – hoes, shears, brooms, petals, watering hoses – are used to bring to life short dances that come together to compose an emotional atlas of gestures: a garden of gestures, and an exploration of the antiquity of postures that “irrigate” and nurture we inhabitants of this world.
On “being good with” the soil
Franco La Cecla
Since Andrea Anastasio – whose reputation preceded him – was named Director of the Istituto Italiano di Cultura of Delhi, we have discussed what might be the leitmotif of the next few years of his work. The idea that came to the fore was that it would be both appropriate and faithful to the times to make it an opportunity to reflect on compassion – what it is and how it can be expressed as a form of everyday living.
Never more than now, as doubts about human nature fill our heads, it seems impossible to believe that our nature can be expressed in the minutiae of living, in the tumult of cities, and even in the outbreak of conflicts, and that it is a resource, an indelible human faculty tied to reciprocity.
In this context, a collaborative project with Virgilio Sieni was developed. We saw him as a person who might be able to draw from everyday life in Delhi the stimulus to express in gestures, practices and engagement with the local people in a project focused on the dignity of those whose skills perpetuate human wellbeing but remain invisible to us.
He immediately thought of gardeners, both for the value that the idea of the gardener, gitanjali, is given in Indian poetry and literature, and because in a city like Delhi, gardens are a key to humanizing an immense and sometimes merciless metropolis.
Gardeners, often dalit caste, are considered almost untouchable because they “touch the soil,” but in fact they guarantee that the soil gives us fruit and flowers, fragrances and cooler air, shade and inspiration.
This initial approach inspired us to involve Stefano Savona, the Italian director and documentary filmmaker, as we were aware of his sensitivity to the Indian sphere and general capacity to silently observe, listen and report reality with both accuracy and passion.
This team of ours literally opened the dances in April 2024, laying the groundwork for some hard work.
In fact, to continue our focus on the arts and “being good with” caring for and building things in harmony with the land, we have an idea for a trilogy that involves Delhi’s gardeners, cleaners and laborers.