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ELEGIA LUMINOSA

2 Febbraio 2024 / no comments

ELEGIA LUMINOSA

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CREDITS

Di Virgilio Sieni
A cura di Lorenzo Balbi
Interpreti Silvia Brazzale, Giulia Di Guardo, Lucrezia Gabrieli, Katia Pagni, Delfina Stella, Valentina Squarzoni
Musica (live) ASCARI
Con la partecipazione di studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna Irene Baita, Emanuela Cannata, Michela Carrano, Federica d’Allessandro, Chiara Ferri, William Fuolega, Chiara Gentili, Emma Gosparo, Diana Maglio, Valentina Mangano, Christabel Nwalor, Naida Petrini, Giorgia Polverini, Jacopo Risaliti, Anna Rolfi, Serena Ugolini, Angelica Ursoleo, Paolo Vanin

Special project dedicato a Giorgio Morandi realizzato dal Centro nazionale di produzione della Danza Virgilio Sieni nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in occasione di Arte Fiera e in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.

SCHEDA

Incentrato sull’opera di Giorgio Morandi, in occasione del 60° anno dalla scomparsa, il progetto Elegia Luminosa indaga la relazione tra l’artista e i suoi oggetti e sulla possibilità di leggere la fase di composizione come un processo coreografico e performativo: un cammino della materia vivente verso il gesto. Una materia che si muove verso di noi, un incontro tra attanti, tra ciò che indica l’origine dell’azione, sia umano che non-umano. Le opere di Morandi, così come gli oggetti da lui usati per comporre le sue opere, ci narrano una relazione vitale ed entusiasmante che si può ricondurre all’idea di corpo luce, quello che Jacques Derrida indica come l’intimità tra essere e seguire: essere sempre pronti a rispondere a una chiamata da qualcosa. Quello che si intende seguire, osservando le nature morte e le vedute di Morandi, è uno sguardo politico sulla postura emozionale che nasce dal dialogo con le cose intese come soggetti che ci determinano, aprendo domande sulla natura, sulla geografia e sull’archeologia dell’azione: una politica dell’agire umano e della forza rivoluzionaria e indipendente delle cose.
Nella performance sono le cose di Morandi, gli oggetti che sono serviti per comporre le sue opere, che determineranno le declinazioni del gesto con le forme della lentezza, dell’incrinatura, dello sguardo sull’altro, del passaggio di luce: atlante di pratiche rivolto al mondo presente. Un adagissimo che accoglie la visione di corpi tenuamente vicini alle cose e agli oggetti appartenuti a Morandi; come nella serie delle Bagnanti in Cézanne, sia nella trasfigurazione di luce che forma i corpi che come inno di gesti forgiati da incrinature e attese che sempre si generano in un tempo inappropriabile.

LE TUE LABBRA / SUL CANTICO

16 Novembre 2022 / no comments

LE TUE LABBRA / SUL CANTICO

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CREDITS

Ideazione, coreografia, spazio Virgilio Sieni
Interpreti Claudia Caldarano, Maurizio Giunti
Musica Daniele Roccato (contrabbasso)
Luci Virgilio Sieni e Marco Cassini
Produzione Centro Servizi Culturali Santa Chiara Trento

Nuova produzione 2022

SCHEDA

LE TUE LABBRA / SUL CANTICO

Tra i libri della Bibbia il Cantico dei Cantici ci giunge con una voce sempre Nuova che ancora freme tra noi. Parole tremolanti, colme di adorazione, di pieno immersivo: sono anche gesti che gli amanti si scambiano.  Odori, sguardi ravvicinati, luci notturne, rumori e richiami e ancora torsioni, occhi contro occhi, pupille che si guardano, braccia che si aprono, rannicchiamenti repentini, passi che arrivano alla porta: un atlante di posture notturne tra la terra, le dune, sotto un riparo, nel primitivo spazio della luce.

Sono parole in esercizio e visite notturne dove nessuno conosce ma viene cantato. Un cuore ascoltante non ha età, pulsa nelle vertebre non meccanicamente ma con la ricerca di stupore e grazia. Carne della mia carne, con quale tatto? quale bellezza? In che modo la mano si lascia guidare da tutto il corpo. Mano tremula, antica, giovane e anziana, inferma e solitaria. Mano che torna occhio, pupilla della mano.

Essere abbagliati: non solo dalla luce ma dalle minime risonanze dei riflessi che dal buio collaborano alla nascita dei movimenti. In questo clima di notturno interrotto i gesti provengono dalle zone abissali del buio. Intorno ai corpi regna il vuoto e solo le misure della luce riflessa tracciano una mappa sensibile di avvicinamenti e adiacenze. L’infinito che si raggruma nello spazio minimo dei due corpi appare inesauribile.

Componimento che procede per rimbalzi, risonanze, riprese, incrinature: emistichi che restituiscono una danza infinita di dettagli. Qui la vicinanza è intesa come un suono che si muove seguendo ipotassi cicliche, dove il verso principale si sbriciola in miriadi di fluidi accenni e sguardi, tocchi e odori.

Virgilio Sieni

 

SCHEDA

LE TUE LABBRA (YOUR LIPS) / ON THE SONG OF THE SONGS

Unique among the books of the Bible, the Song of Songs brings a voice that is ever-new and that still reverberates with us today.

Shimmering words, filled with adoration, immersive and engulfing; as are the gestures that lovers exchange.

Scents, close-up gazes, nocturnal lights, sounds and calls, and twisting, eyes upon eyes, pupils gazing at one another, arms opening, sudden crouches, steps reaching the door: an atlas of nocturnal postures between earth and dunes, beneath a shelter, in the primitive space of light.

Words in practice and nocturnal visits where things are not known, but sung. An ageless, listening heart pulsing next to vertebrae, not mechanically, but in pursuit of wonder and grace. Flesh of my flesh, with what touch? What beauty? A hand lets itself be guided by a whole body. A trembling, ancient hand, young and old, frail and solitary. A hand that become an eye, pupil of the hand.

Being dazzled, not just by light, but by the minimal resonance of reflections that come out of the darkness to collaborate in the birth of movements. In this interrupted-nocturne atmosphere, gestures rise from the abysses of the darkness. Around bodies, emptiness reigns, and only the measures of reflected light outline a perceptive map of approaches and adjacencies. The infinite that coalesces in the minimal space of two bodies appears inexhaustible.

The composition moves in rebounds, resonances, reprises and rifts, hemistichs that generate an infinite dance of details. Here nearness is interpreted as a sound that moves in cyclical hypotaxes, where the main line dissolves into myriad flowing nods and gazes, touches and scents.

Virgilio Sieni

 

TOURNÉE

TRENTO, Auditorium Santa Chiara, sabato 12 novembre (prima assoluta)
ROMA, Parco della Musica, Festival Equilibrio, giovedì 9 febbraio
FIRENZE, CANGO, La Democrazia del Corpo, lunedì 13 febbraio
FIRENZE, CANGO, La Democrazia del Corpo, martedì 14 febbraio
FIRENZE, CANGO, La Democrazia del Corpo, mercoledì 15 febbraio
BARLETTA, Chiesa di S. Antonio, Rassegna Azioni in Danza, venerdì 21 aprile

ODE BARBARA / SUL CANTICO

16 Novembre 2022 / no comments

ODE BARBARA / SUL CANTICO

foto ODE BARBARA

CREDITS

ideazione, coreografia, spazio Virgilio Sieni
interpreti Delfina Stella, Michael Incarbone
composizione e musica dal vivo (violino) Emanuele Parrini
luci Virgilio Sieni e Marco Cassini
produzione Centro Servizi Culturali Santa Chiara Trento
con il supporto di MIC Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze

Nuova produzione 2022

SCHEDA

ODE BARBARA / SUL CANTICO

Siamo nel canto, il canto inaspettato dove il movimento crolla faccia a faccia nello spazio vacuo di una stanza trasparente.
Un luogo attraversato e nomade accoglie una danza fatta di gesti incrinati, difonici, rivolti ad uno spazio tattile imminente e allo stesso tempo ombroso che si forma dal vento minimo delle cose. Ne emerge una danza cantata che dialoga chimicamente con le molecole dell’aria e del corpo fino alla sparizione

TOURNÉE

TRENTO, Auditorium Santa Chiara, venerdì 11 novembre (prima assoluta)
FIRENZE, CANGO, La Democrazia del Corpo, venerdì 17 febbraio
FIRENZE, CANGO, La Democrazia del Corpo, sabato 18 febbraio
FIRENZE, CANGO, La Democrazia del Corpo, domenica 19 febbraio

PARADISO

28 Maggio 2021 / no comments

Paradiso

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CREDITS

 

Regia, coreografia e spazio Virgilio Sieni

Interpreti Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci

Musica Paolo Damiani

Costumi Silvia Salvaggio

Luci Virgilio Sieni e Marco Cassini

Allestimento Daniele Ferro

Produzione Comune di Firenze, Dante 2021 Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni, Campania Teatro Festival

Collaborazione alla produzione Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli – Cremona

 

La Compagnia è sostenuta da Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Firenze

SCHEDA

 

PARADISO

 

Il Paradiso di Dante ricompone il corpo secondo una lontananza che è propria dell’aura, un luogo definito dal movimento, da ciò che è mutevole. Un viaggio che si conclude nello spazio senza tempo della felicità.

Il cammino di Dante non è assimilabile a niente, pura invenzione di una lingua inappropriabile che si trasforma in molecole di dialetto e oralità, gesto sospeso e luccicanze improvvise.

Dante non è un flâneur, viaggiatore della notte alla ricerca di se stesso nelle pieghe infernali della città; né un wanderer, viandante immerso negli abissi della malinconia e letteralmente risucchiato dai paesaggi emozionali; né un passeggiatore scanzonato, come ci indica divinamente Petrarca, cioè un camminatore che tiene lontani i pensieri invadenti e si sospende nell’ “errabondare tra le valli”. È un cammino dall’umano al divino, dal tempo all’eterno. Lo spettacolo è la costruzione di un giardino e non riporta la parola della Divina Commedia, non cerca di tradurre il testo in movimento ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere la tenuità del contatto e il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore. Danza dialettale che si forma per vicinanze e tattilità.

La prima parte presenta la costruzione di un giardino fisico di gesti. Quintetto fisico che traccia il suolo di passi intesi come piantumazioni di un giardino immaginario. La coreografia è costruita per endecasillabi di movimenti dove i versi della danza ritrovano il risuonare della rima da una terzina all’altra. Questo continuo manipolare, accarezzare e pressare lo spazio invisibile intorno ai corpi edifica un continuum di terzine sillabiche del gesto: una maniera umile per porsi nei confronti della loro magnificenza geometrica, matematica e cosmica. Allo stesso tempo il gesto scaturisce da una ricerca sullo spazio tattile e sull’aura della persona. La coreografia immagina e materializza corpi fuori dal corpo, ripercorrendo le nodature e le striature muscolari, facendo emergere un contesto dove le piante riflettono la loro presenza in emanazione luminosa. I danzatori creano un gioco di vicinanze e di prossimità, stabilendo una nuova forma di contatto, dove il tocco non tange la pelle ma lo spazio auratico dei corpi.

Nella seconda parte tutto avviene cercando nel respiro delle piante la misura per costruire un giardino quale traccia e memoria dei gesti che lo hanno appena attraversato. La vicinanza con la natura ci immerge in un limite che sembra un gioco ritrovato: sono loro, le piante, a scegliere e a determinare i gesti, le misure, le ombreggiature, le sparizioni. È il loro modo di accarezzarci che smuove i corpi secondo incontri e traiettorie che richiedono sempre solidarietà; la loro esistenza accoglie e fa esistere i nostri movimenti. La coreografia è costruita portando, sollevando e depositando le piante nello spazio. Questo passeggiare insieme a loro, sentirne chiaramente il peso e il volume, ci ha istruito sul senso della lentezza e dello scorrimento: canali gestuali e “amorosi”. In questo contesto di relazione e convivenza, la danza assume l’aspetto di un respiro che organicamente ritrova un contatto diretto con la tenuità delle foglie e il loro riferirsi costantemente alla luce, accudendola. Le piante, la cosa alta, restituiscono il vero senso della danza, la lingua penultima: dialettale e popolare, in grado di mettere in dialogo le persone secondo declinazioni astratte, simboliche, inventate e immediatamente inscritte nella memoria.

Dante’s Paradiso re-composes the body in terms of a distance that pertains to the aura, a place defined by movement, by something in the process of changing. A journey that ends in the timeless space of happiness.
The performance does not recite the words of Dante’s Divina Commedia, nor does it try to translate the text into movement, but represents the threshold of a suspension, and aims to capture the primordial, liberating, dizzying gesture of love. We seek to create a dialectical dance that takes shape via nearness and invention of movements through contact and tactility.

The performance is the construction of a garden. Everything takes place in the context of seeking, in the respiration of plants, the means to construct a garden in which to deposit the memory of dance.
The space of this garden is characterized by humidity and wind, two vital elements which, evaporating, traverse and influence the choreography. What remains in the end is a garden as a vestige of the choreography and a flowering of past gestures. In this sense, the plants, the high things, express the true sense of dance, the lowest language.

The choreography is constructed in hendecasyllables of gestures, where the verses of the dance pick up the resonance of the rhyme from one tercet to the next, from the middle line to the first and third lines that comprise it.
The form of the hendecasyllable is picked up by the movement to construct sequences inscribed in that measure.
Dante’s journey, after all, is incomparable to anything else: he is not a flâneur, a traveler in the night trying to find himself in the infernal folds of the city; nor is he a wanderer plunged into the abyss of melancholy and
literally sucked down into emotional landscapes; an easygoing walker, as Petrarch divinely suggests, that is, a walker who keeps invasive thoughts at bay and remains suspended in his “wandering through the valleys”. His is a journey from the human to the divine, from time to eternity.

Nearness to nature plunges us into a boundary zone that seems a sort of rediscovered game: they, the plants, choose and determine the gestures, measures, shadows and disappearances; it’s the way they caress us that moves our bodies along trajectories that always require solidarity. Their existence welcomes our movements, and makes them exist. In this context of relating to and cohabiting with plants, dance takes on the aspect of a respiration that organically finds direct contact with the tenuousness of leaves and the way they constantly look to the light, nurturing it.

The plants, accompanied in the space, determine the choreographic variations, giving birth to the trajectories of gestures and encounters. The choreography is constructed through carrying, lifting, supporting, suspending, shifting and depositing the plants in the space. Walking with them, fully feeling their weight and volume, taught us something about the sense of slowness and flow: gestural and “loving” conduits to the suspension of movement. In waiting, spaces of nearness open up, and we see the relation between our respiration and their process of dependence on light. The dancers create a game based on nearness and proximity, establishing a new form of contact, in which touch does not mean touching skin, but rather the auratic space around bodies.  This continuous manipulation, caressing and pressing of the invisible space around bodies constructs a continuum of syllabic tercets of the gesture: a humble demeanor in the face of their geometric, mathematical and cosmic magnificence. At the same time, this way of dealing with the gesture triggers an exploration of the tactile space and the aura of the person who is set in action: imagining and materializing bodies outside the body, going over the nodes and striations of muscles, they bring forth an auratic context in which plants reflect their presence in luminous emanation.

TOURNÉE

 

Napoli, Campania Teatro Festival, Teatro Politeama, 25, 26 settembre 2021 – prima assoluta 

Ferrara, Teatro Comunale, 23 ottobre 2021

Firenze, Cango Cantieri Goldonetta, dal 6 al 14 novembre 2021

Reggio Emilia, Festival Aperto, Teatro Ariosto, 20 novembre 2021

Pescia, Teatro Pacini, 24 novembre 2021

Cremona, Teatro Ponchielli, 27 novembre 2021

Milano, Triennale, 1, 2 dicembre 2021

Pavia, Teatro Fraschini, 4 dicembre 2021

Genova, Teatro Nazionale, 7 dicembre 2021

Verona, Teatro Camploy, 17 dicembre 2021

Treviso, Teatro Del Monaco, 29 gennaio 2022

Padova, Teatro Verdi, 20 febbraio 2022

Pisa, Teatro Verdi, 10 marzo 2022

Arezzo, Teatro Petrarca, 12 marzo 2022

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Paradiso

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CREDITS

 

Regia, coreografia e spazio Virgilio Sieni

Interpreti Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci

Musiche Salvatore Sciarrino

Costumi Silvia Salvaggio

Luci Virgilio Sieni e Marco Cassini

Allestimento Daniele Ferro

Produzione Comune di Firenze, Dante 2021 Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni, Campania Teatro Festival

Collaborazione alla produzione Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli – Cremona

 

La Compagnia è sostenuta da Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Firenze

SCHEDA

 

PARADISO

 

Il Paradiso di Dante ricompone il corpo secondo una lontananza che è propria dell’aura, un luogo definito dal movimento, da ciò che è mutevole. Un viaggio che si conclude nello spazio senza tempo della felicità.

Il cammino di Dante non è assimilabile a niente, pura invenzione di una lingua inappropriabile che si trasforma in molecole di dialetto e oralità, gesto sospeso e luccicanze improvvise.

Dante non è un flâneur, viaggiatore della notte alla ricerca di se stesso nelle pieghe infernali della città; né un wanderer, viandante immerso negli abissi della malinconia e letteralmente risucchiato dai paesaggi emozionali; né un passeggiatore scanzonato, come ci indica divinamente Petrarca, cioè un camminatore che tiene lontani i pensieri invadenti e si sospende nell’ “errabondare tra le valli”. È un cammino dall’umano al divino, dal tempo all’eterno. Lo spettacolo è la costruzione di un giardino e non riporta la parola della Divina Commedia, non cerca di tradurre il testo in movimento ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere la tenuità del contatto e il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore. Danza dialettale che si forma per vicinanze e tattilità.

La prima parte presenta la costruzione di un giardino fisico di gesti. Quintetto fisico che traccia il suolo di passi intesi come piantumazioni di un giardino immaginario. La coreografia è costruita per endecasillabi di movimenti dove i versi della danza ritrovano il risuonare della rima da una terzina all’altra. Questo continuo manipolare, accarezzare e pressare lo spazio invisibile intorno ai corpi edifica un continuum di terzine sillabiche del gesto: una maniera umile per porsi nei confronti della loro magnificenza geometrica, matematica e cosmica. Allo stesso tempo il gesto scaturisce da una ricerca sullo spazio tattile e sull’aura della persona. La coreografia immagina e materializza corpi fuori dal corpo, ripercorrendo le nodature e le striature muscolari, facendo emergere un contesto dove le piante riflettono la loro presenza in emanazione luminosa. I danzatori creano un gioco di vicinanze e di prossimità, stabilendo una nuova forma di contatto, dove il tocco non tange la pelle ma lo spazio auratico dei corpi.

Nella seconda parte tutto avviene cercando nel respiro delle piante la misura per costruire un giardino quale traccia e memoria dei gesti che lo hanno appena attraversato. La vicinanza con la natura ci immerge in un limite che sembra un gioco ritrovato: sono loro, le piante, a scegliere e a determinare i gesti, le misure, le ombreggiature, le sparizioni. È il loro modo di accarezzarci che smuove i corpi secondo incontri e traiettorie che richiedono sempre solidarietà; la loro esistenza accoglie e fa esistere i nostri movimenti. La coreografia è costruita portando, sollevando e depositando le piante nello spazio. Questo passeggiare insieme a loro, sentirne chiaramente il peso e il volume, ci ha istruito sul senso della lentezza e dello scorrimento: canali gestuali e “amorosi”. In questo contesto di relazione e convivenza, la danza assume l’aspetto di un respiro che organicamente ritrova un contatto diretto con la tenuità delle foglie e il loro riferirsi costantemente alla luce, accudendola. Le piante, la cosa alta, restituiscono il vero senso della danza, la lingua penultima: dialettale e popolare, in grado di mettere in dialogo le persone secondo declinazioni astratte, simboliche, inventate e immediatamente inscritte nella memoria.

Dante’s Paradiso re-composes the body in terms of a distance that pertains to the aura, a place defined by movement, by something in the process of changing. A journey that ends in the timeless space of happiness.
The performance does not recite the words of Dante’s Divina Commedia, nor does it try to translate the text into movement, but represents the threshold of a suspension, and aims to capture the primordial, liberating, dizzying gesture of love. We seek to create a dialectical dance that takes shape via nearness and invention of movements through contact and tactility.

The performance is the construction of a garden. Everything takes place in the context of seeking, in the respiration of plants, the means to construct a garden in which to deposit the memory of dance.
The space of this garden is characterized by humidity and wind, two vital elements which, evaporating, traverse and influence the choreography. What remains in the end is a garden as a vestige of the choreography and a flowering of past gestures. In this sense, the plants, the high things, express the true sense of dance, the lowest language.

The choreography is constructed in hendecasyllables of gestures, where the verses of the dance pick up the resonance of the rhyme from one tercet to the next, from the middle line to the first and third lines that comprise it.
The form of the hendecasyllable is picked up by the movement to construct sequences inscribed in that measure.
Dante’s journey, after all, is incomparable to anything else: he is not a flâneur, a traveler in the night trying to find himself in the infernal folds of the city; nor is he a wanderer plunged into the abyss of melancholy and
literally sucked down into emotional landscapes; an easygoing walker, as Petrarch divinely suggests, that is, a walker who keeps invasive thoughts at bay and remains suspended in his “wandering through the valleys”. His is a journey from the human to the divine, from time to eternity.

Nearness to nature plunges us into a boundary zone that seems a sort of rediscovered game: they, the plants, choose and determine the gestures, measures, shadows and disappearances; it’s the way they caress us that moves our bodies along trajectories that always require solidarity. Their existence welcomes our movements, and makes them exist. In this context of relating to and cohabiting with plants, dance takes on the aspect of a respiration that organically finds direct contact with the tenuousness of leaves and the way they constantly look to the light, nurturing it.

The plants, accompanied in the space, determine the choreographic variations, giving birth to the trajectories of gestures and encounters. The choreography is constructed through carrying, lifting, supporting, suspending, shifting and depositing the plants in the space. Walking with them, fully feeling their weight and volume, taught us something about the sense of slowness and flow: gestural and “loving” conduits to the suspension of movement. In waiting, spaces of nearness open up, and we see the relation between our respiration and their process of dependence on light. The dancers create a game based on nearness and proximity, establishing a new form of contact, in which touch does not mean touching skin, but rather the auratic space around bodies.  This continuous manipulation, caressing and pressing of the invisible space around bodies constructs a continuum of syllabic tercets of the gesture: a humble demeanor in the face of their geometric, mathematical and cosmic magnificence. At the same time, this way of dealing with the gesture triggers an exploration of the tactile space and the aura of the person who is set in action: imagining and materializing bodies outside the body, going over the nodes and striations of muscles, they bring forth an auratic context in which plants reflect their presence in luminous emanation.

TOURNÉE

Napoli, Campania Teatro Festival, Teatro Politeama, 25, 26 settembre 2021 – prima assoluta
Pesaro, Teatro Sperimentale, Pesaro, 13 ottobre 2021
Ferrara, Teatro Comunale, 23 ottobre 2021
Firenze, Cango Cantieri Goldonetta, dal 6 al 14 novembre 2021
Reggio Emilia, Festival Aperto, Teatro Ariosto, 20 novembre 2021
Pistoia, Teatro Manzoni, 24 novembre 2021
Cremona, Teatro Ponchielli, 27 novembre 2021
Milano, Triennale, 1, 2 dicembre 2021
Pavia, Teatro Fraschini, 4 dicembre 2021
Genova, Teatro Nazionale, 7 dicembre 2021
Verona, Teatro Camploy, 17 dicembre 2021
Padova, Teatro Verdi, 20 febbraio 2022
Pisa, Teatro Verdi, 10 marzo 2022
Arezzo, Teatro Petrarca, 12 marzo 2022
Treviso, Teatro Del Monaco, 31 maggio 2022

 

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LA NATURA DELLE COSE

9 Gennaio 2019 / no comments

La Natura delle cose

CREDITS

 

Regia, coreografia, scene Virgilio Sieni

Collaborazione alla drammaturgia e traduzioni Giorgio Agamben

Musica originale Francesco Giomi

voce Nada Malanima

con Jari Boldrini, Ramona Caia, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo

Costumi Geraldine Tayar

strutture gonfiabili Fly In Balloons s.r.l.

maschere animali Chiara Occhini

prosthesis e consulenza meccanismi, automazioni Giovanna Amoroso e Istvan Zimmermann-Plastikart

si ringrazia Tempo Reale Firenze

Produzione Teatro Metastasio – Stabile della Toscana, Compagnia Virgilio Sieni

collaborazione alla produzione Torinodanza, CANGO Cantieri Goldonetta Firenze  

 

La Compagnia è sostenuta da Ministero dei beni e delle attività culturali, Regione Toscana, Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura, Comune di Siena – Assessorato alla Cultura

SCHEDA

 

LA NATURA DELLE COSE

 

La Natura delle cose di Virgilio Sieni, si basa sul poema filosofico-enciclopedico di Lucrezio, De rerum natura.

I cinque danzatori attraversano le tre scene dando vita a un compatto quartetto di uomini e a una figura femminile metamorfica e sempre presente, come la Venere-dea dell’atto generativo evocata da Lucrezio all’inizio del suo poema.

La scelta del De rerum natura coincide con l’urgenza di rivolgersi alla natura delle cose, alla loro anima e origine, ponendo la danza come strumento di indagine e come manifesto per una riflessione sull’oggi.

 

La drammaturgia è stata elaborata a partire dal testo di Lucrezio; a questo scopo Virgilio Sieni si è avvalso della prestigiosa collaborazione di Giorgio Agamben, tra i più importanti e originali filosofi del nostro tempo, noto e tradotto a livello mondiale.

La musica è una creazione originale di Francesco Giomi, compositore e direttore del centro Tempo Reale Firenze.

Il testo dello spettacolo è stato letto e registrato dalla celebre cantante Nada, che per la prima volta offre il suo contributo vocale in uno spettacolo coreografico.

Attraverso una partitura di elementi sottili, dove la luce sembra sostituirsi al corpo e il senso del vuoto all’apparizione di corpi trasfigurati e galleggianti, si apre uno squarcio su un corpo unico che abita la scena: un corpo che comprende altri corpi, altre forme; che lancia messaggi di pace e che si rivolge all’ascolto, alla democrazia e alla libertà della tecnica, al senso laico del mistero. Una complessa macchina fisica che permette a Venere, presenza umana e pupazzo allo stesso tempo, di muoversi in una prolungata sospensione corporea, per poi discendere lentamente, per gradi, fino a terra.

Su questi temi lo spettacolo incontra lo spirito e gli intenti del filosofo latino, riflettendo sull’oggi.

Lucrezio dà vita a un discorso scientifico sul movimento degli atomi e dei corpuscoli per arrivare a individuare all’interno delle cose una dialettica tra delizia e orrore, tra nascita e morte, tra voluttà e disgregazione, legando a un’analisi materialistica della realtà lo sviluppo necessario dell’etica e del sentimento; così la danza, partendo dalla costruzione coreografica e dalla riflessione sul movimento del corpo nella scena, arriva a definire una poesia fisica che richiama uno sguardo pronto ad aprirsi su accadimenti estremi e impressionanti, che sfuggono al dominio della razionalità. E’ in questa dimensione che i corpi si mostrano allo stesso tempo ricoperti di simulacri e denudati, e si mostrano nel loro atto di genesi e di costruzione, nel loro formarsi e trasformarsi; qui la pelle si espone al vuoto, fondando un tempo che si apre alla sospensione e affermando decisamente, con Lucrezio, che “nulla nasce da nulla”.

 

_______

LA NATURA DELLE COSE

from De rerum natura by Lucretius

 

 

direction, choreography, sets Virgilio Sieni

collaboration on dramaturgical writing and translations Giorgio Agamben

original music Francesco Giomi

voice Nada Malanima

with Ramona Caia, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo

costumes Geraldine Tayar

inflatable structures Fly In Balloons s.r.l.

animal masks Chiara Occhini

prostheses and consulting on mechanisms and automation

Giovanna Amoroso and Istvan Zimmermann-Plastikart

thanks to Tempo Reale Firenze

production Teatro Metastasio – Stabile della Toscana, Compagnia Virgilio Sieni

collaborating on production Torinodanza, CANGO Cantieri Goldonetta Firenze

the Company is supported by

Ministry for Cultural Heritage and Activities, Region of Tuscany, Municipality of Florence – Council for Culture

 

The nature of things, the scene as a stripping naked of the body

 

 

Every moment is tenuous, and the group of five dancers, intended as a single body, produces gestures in the space, not ritual gestures, but a continuous liberation of one gesture into another.

 

It opens with a simulacrum, not an image. It is detached from the dancer’s or man’s body, this image of the mind that has the capacity to shift perception of its own equilibrium: in effect, in nightmares as in reflected images, one can say that the gaze is not turned inwards, but annuls itself to allow space for something else and for the other; and the simulacrum guides us in the dance and in the three scenes.

 

Venus passes through three ages.

She is first an eleven-year-old, then a two-year-old baby, and finally an eighty-year-old woman. It is not a precise cycle, but a rebound in time; not a temporal inversion but the traces of memory in the adult body. In this sense, the structure has been determined by the posture of the body and how it is constructed in various stages of life.

Venus is first suspended; then she comes down to earth, her bust erect and perfectly straight; and finally, in the third scene, looks us in the eyes from a void, belly to the ground. Venus is thus also descent, fall and decline, she is the gaze of each moment, ever more tenuous.

 

For twenty minutes, Venus never truly sets foot on the ground.

A source of enchantment and delight, suspended, lifted and moved by four men who guide her in her dynamic. Each time limiting herself to an unhurried advancement, one thinks of the inclinations of atoms in an uncertain moment when, during their vertical fall, they encounter an imprecise point lacking matter.

 

What I have in mind is not so much flight as a mechanism inserted into the score in which Venus’ body is clinamen, that tiny swerve and tendency of atoms that Lucretius noted. Streaming images define the body as momentary, a subtle membrane that incessantly tends to detach itself.

TOURNÉE

Perugia, Teatro Morlacchi, 11- 12 febbraio 2022

Udine, Teatro Palamostre, 11 dicembre 2021

Brescia, Teatro Grande, 30 ottobre 2021

Udine, Teatro Palamostre, 14 marzo 2020

Catania, Scenario Pubblico, 17, 18, 19 gennaio 2020

Milano, Teatro Elfo Puccini, MilanOltre Festival, 5 ottobre 2019

Firenze, Teatro della Pergola, Fabbrica Europa 2019, 30, 31 maggio 2019

Dublino, Abbey Theatre, Dublin Dance Festival, 14, 15 maggio 2019

Murcia, Centro Parraga, 31 marzo 2012

Montecarlo, Salle Garnier, 14 dicembre 2011

Madrid, Festival Madrid en Danza, 25, 26, 27 novembre 2011

Sassari, Teatro Civico, 12 novembre 2011

Seoul, Seoul Performing Arts Festival, 30, 31 ottobre 2011

Bari, Teatro Kismet, 26, 27 marzo 2011

Toronto, Canadian Stage, 15 – 19 marzo 2011

Parigi, Nouveau Theatre de Montreuil, Rencotres Internationales de Seine-Saint-Denis, 28, 29, 30 maggio 2010

Ginevra, Salle des Eaux Vives, 28, 29, 30 aprile 2010

Genova, Teatro Gustavo Modena, 22 aprile 2010

Casalmaggiore, Teatro Comunale, 16 aprile 2010

Marsiglia, Theatre du Merlan, Scène Nationale, 31 marzo, 1 aprile 2010

Lione, La Maison de la Danse / Les Subsistances, 10, 11, 12 dicembre 2009

Reggio Emilia, Teatro della Cavallerizza, RED Festival, 22 novembre 2009

Bruxelles, Festival Charleroi Danses, 18 novembre 2009

Torino, Fonderie Limone, Festival TorinoDanza, 23, 24 ottobre 2009

Dro, Centrale Fies, Festival Drodesera, 25, 26 luglio 2009

Lisbona, Festival de Almada, 18 luglio 2009

Barcellona, Mercat de les Flors, Grec 09 Festival de Barcelona, 24, 25 giugno 2009

Cipro, Teatro Rialto, 12th European Dance Festival, 7 giugno 2009

Roma, Teatro Valle, 13, 14 maggio 2009

Firenze, CANGO Cantieri Goldonetta, 21 marzo, 11 aprile 2009

Siena, Teatro dei Rozzi, 19 dicembre 2008

Prato, Teatro Fabbricone, 22 novembre, 14 dicembre 2008 (prima assoluta)

BACH DUET

14 Marzo 2018 / no comments

Bach Duet

caselliriccardo@gmail.com

ph. Riccardo Caselli

CREDITS


Coreografia e spazio: Virgilio Sieni

Musica: Suites per violoncello solo di J. S. Bach

Eseguita dal vivo al violoncello da Lavinia Scarpelli

Interpreti: Noemi Biancotti, Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Linda Pierucci

Produzione: Centro nazionale di produzione | Virgilio Sieni, Accademia di Musica di Pinerolo 

La compagnia è sostenuta dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Toscana, Comune di Firenze

SCHEDA

 

Le Suites per violoncello solo di J. S. Bach formano il territorio sul quale dispiegare il discorso narrativo della danza.

La successione architettonica di brani musicali da “abitare” ci guida verso la costruzione di costellazioni gestuali che lasciano spazio all’incontro dell’uomo con la simbologia del corpo e le figure dello spazio. La periferia dello spazio e l’attenzione ai valori sottili, tattili, nascosti del movimento, divengono i temi, insieme alla pietà, che agiscono le tre suites: atlante figurale e emozionale che mostra l’idea di marginalità, interstizio, raccoglimento, dimora, vuoto, accoglienza.

Si potrebbe dire che ogni danza è alla ricerca delle peculiarità dello spazio che la ospita, indagandone le parti nascoste, i vuoti, attraverso la densità e il tono del movimento. Danze sussurrate, rituali da meditare che rinnovano il senso dell’adiacenza dell’uomo alla forza simbolica della danza nel suo disfarsi dei meccanismi quotidiani.

Trame originate dalla vibrazione di energie raccolte in una successione di danze “nuove”, dal Solo al Quartetto, sulla rigenerazione dello spazio ma anche liturgie gestuali che, percorrendo i sentieri e le declinazioni poetiche della musica di Bach, ci invitano a una riflessione sull’abitare il mondo.

 


 

Director and choreographer Virgilio Sieni

Music J. S. Bach Suites per violoncello solo

Played live on the cello by Lavinia Scarpelli

Dancers Noemi Biancotti, Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Linda Pierucci

Production by Centro nazionale di produzione | Virgilio Sieni, Accademia di Musica di Pinerolo

The Compagnia Virgilio Sieni is supported by the Ministry of Cultural Assets and Activities Region of Tuscany

Municipality of Florence

 

The Suites per violoncello Soloby J.S.Bach make up the territory in which the narrative discourse of the dance unfolds. The architectural succession of musical pieces to “inhabit” guides us towards the construction of gesture constellations that leave room for a human encounter with the symbology of the body and figures in the space.

 

The edge of the space and the attention to subtle, tactile, hidden values of movement, along with the concept of pieta or mercy, are the themes that underlie the suites: a figural and emotional atlas that presents ideas of marginality, interstice, meditation, residence, emptiness and acceptance. Each dance seems to seek out the peculiarities of the space that hosts it, exploring the hidden parts, the voids, through the density and tone of movement.

 

Whispered dances, rituals to be meditated on that renew man’s sense of closeness to the symbolic power of dance in its purging of everyday mechanisms.

 

Plotlines originating from the vibration of energies gathered in a succession of “new” dances, from the Solo to the Quartet, based on the regeneration of the space and on gestural liturgies that, following the pathways and poetic forms of Bach’s music, these dances invite us to reflect on how we live in the world.

TOURNÉE

Firenze, piazza Giuseppe Garibaldi 12, 10 ottobre 2020

Firenze, piazza compresa tra via Umbria e via Veneto, Giardino Pinocchio, 10 ottobre 2020

Firenze, Pista di Pattinaggio Il Boschetto, 9 luglio 2020

Firenze, Casa del Popolo San Bartolo a Cintoia, 6 luglio 2020

Firenze, piazza dell’Isolotto, 30 giugno 2020

Sarzana, Teatro degli Impavidi, 8 dicembre 2019

Palermo, Chiostro Sant’Antonino, 24 luglio 2019

Ostia, Teatro del Lido, 2 giugno 2019

Sondrio, Teatro Sociale, 13 aprile 2019

Pergine (TN), Teatro Comunale, 7 marzo 2019

Firenze, Cango Cantieri Goldonetta, 6 marzo 2019

Montalto di Castro (VT), Museo Archeologico di Vulci, 6 luglio 2018

Pinerolo, Teatro Sociale, 8 maggio 2018 – prima assoluta

Prélude à l’après-midi d’un faune

14 Marzo 2018 / no comments

Prélude à l’après-midi d’un faune

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CREDITS

di Virgilio Sieni
musica Claude Debussy, Prélude à l’après-midi d’un faune
eseguita dal vivo da 
Giulia Contaldo (pianoforte)
interpreti Maya Oliva e Andrea Palumbo – Compagnia Virgilio Sieni
e con la partecipazione di Franco Bozzi e Otello Cecchi – Accademia sull’arte del gesto

costumi Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola

luci Mattia Bagnoli

produzione Fondazione Teatro della Toscana, Compagnia Virgilio Sieni

SCHEDA

L’idea del fauno scorre adiacente a risonanze agresti dell’infanzia, fatte di scarti, soste e appostamenti: rivelazioni che possono travolgere il corpo come una profonda meditazione. Il fauno ci introduce a due viaggi che risuonano l’uno nell’altro, uno visibile e l’altro nascosto: non il prima e dopo dell’azione, ma l’esserci del corpo nel celato dell’anima, il gesto che si forma e l’energia che lo crea.

Il fauno coglie la natura scomparsa alla vista, raccogliendola accucciata tra una giuntura e un respiro, corteggiando pazientemente l’uomo in attesa del risveglio. Il fauno – forza generatrice tra l’uomo e l’animale – abita in noi e continuamente ci sfugge, ma la sua potenza scatenante sta nell’amore e nel darsi alla conoscenza.

Lo spettacolo è un ciclo di danze sulla diversità del corpo nel suo evolversi selvaggio. La danza versa lacrime dal mito, riscrivendo il diario intimo di dettagli muti, tenui e gentili. Gli interpreti, dissimili tra loro per età e capacità fisiche, amano ritrovarsi in questo cammino.

TOURNÉE

Firenze, CANGO, 1, 2, 3 marzo 2019

Firenze, Teatro della Pergola, Saloncino Paolo Poli, 20, 21 ottobre 2018

Cantico dei Cantici

7 Marzo 2017 / no comments

Cantico dei Cantici

CREDITS
Coreografia, regia, scena: Virgilio Sieni
Interpreti: Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Davide Valrosso
Musiche originali eseguite dal vivo dall’autore: Daniele Roccato (contrabbasso)
Elemento scenico in foglie d’oro: 
Giusto Manetti Battiloro S.p.A.
Luci: Mattia Bagnoli
Costumi: Elena Bianchini
Produzione: Festival Aperto, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni
La compagnia è sostenuta da: Mibact, Regione Toscana, Comune di Firenze
Si ringrazia: Niccolò Manetti

SCHEDA
Amore mio dimmi – dove
Pascoli il tuo bestiame?
Ho grande voglia di rannicchiarmi
Nella sua ombra
Mi stravolgi la mente
Sorella mia e sposa
Mi stravolgi la mente
La sua testa è oro puro
Le giunture delle tue cosce
Una mano d’artista le torniva
Al mattino vedremo
Se la vigna è fiorita
Perché l’amore è duro
Come la morte
Il desiderio è spietato
Come il sepolcro
a cura di Guido Ceronetti, Cantico dei Cantici

Ma prima di tutto la vita cerca il suo corpo
Marìa Zambrano, Los bienaventurados

Tutto quel che è vuoto, il vacuum lucreziano, il deserto, una fossa, una stanza, una carcassa, uno scatolino, è una parte del grande mistero, significa attesa di qualcuno o presenza occulta
a cura di Guido Ceronetti, Cantico dei Cantici

Tutto si origina dal libro conosciuto come Cantico di Salomone, il più sublime tra i cantici, dove confluiscono, a partire dal IV secolo a.C., poemi mesopotamici. Qualcosa accade in una pianura d’oro, tavola dove si svolge l’azione. Corpi che si definiscono attraverso il bagliore della luce che sempre si muove tra notturno e penombra. Tutto si articola attraverso otto momenti: idilli pastorali, frammenti sull’amore in forma di adiacenza, vicinanza e tattilità. Nel silenzio tagliente, vacuum lucreziano.
La proliferazione continua del gesto tende a creare uno spazio scheggiato dove la danza perduta di uomini e donne, stravolge i corpi che insieme tendono a costruire la fisicità di un luogo primordiale e primitivo. Si odora di origine. Una canzone a due voci che risuona in tutti i corpi. Piacere, dolcezza e tormento dei gesti. S’intravede nella penombra un pascolo odoroso di corpi. Otto momenti che indagano, se è possibile, e se così si può dire, il vuoto sacrale che non nega niente e annuncia qualcosa con le sue membra.  – Virgilio Sieni – 

 

______

 

CREDITS

Choreography, lights, costumes and space design Virgilio Sieni

Dancers Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Davide Valrosso

Original music Daniele Roccato (bass)

Stage materials Giusto Manetti Battiloro S.p.A.

Production Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Teatro della Toscana, Compagnia Virgilio Sieni

 

It all begins with the book known as the Song of Solomon, the most sublime of songs, which gathers Mesopotamian poems from the 4th century on. Something happens on a golden plain, the setting for the action. Bodies are defined by the gleam of light that seems to constantly shift between nocturnal and penumbral. Everything develops through eight moments of performance: pastoral idylls, pieces on love in the form of adjacency, nearness and touch, in intense silence, a Lucretian vacuum.

 

The continuous proliferation of the gesture creates a fragmented space in which the lost dance of men and women overcomes their bodies, which together seek to construct the physicality of a primordial, primitive place. Everything is redolent of origins. A song sung by two voices that resonates in every body. Pleasure, sweetness and torment of gestures. In the dimness we see an odorous meadow of bodies. Eight moments that explore – if such a thing is possible, and if one can say so – the sacred void that denies nothing and announces something with its limbs.

CANTICO DEI CANTICI

TOURNÉE

Bruxelles, Festival International, Les Brigittines, 24 e 25 agosto 2018

Bari, Nuovo Teatro Abeliano, 22 marzo 2018

Bologna, Arena del Sole, 7 marzo 2018

Genova, Teatro Gustavo Modena, 17 novembre 2017

Firenze, Cango, 8, 9, 10, 11 e 12 novembre 2017

Rovereto, Auditorium Melotti, 14 ottobre 2017

Murcia,  Centro Párraga, 2 e 3 giugno 2017
Milano, Triennale Teatro dell’Arte, 19 aprile 2017
Trieste, Il Rossetti Teatro Stabile del Friuli e Venezia Giulia, 19 aprile 2017
Carrara, Teatro degli Animosi, 28, 29, 30 marzo 2017
Padova, Teatro Verdi, 10 febbraio 2017
Livorno, Teatro Goldoni, 10 gennaio 2017
Pistoia, Teatro Manzoni, 17 novembre 2016
Siena, Teatro dei Rinnovati, 11 novembre 2016
Brescia, Teatro Grande, 16 ottobre 2016
Firenze, Teatro della Pergola, 11, 12, 13, 14 ottobre 2016
Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza, Festival Aperto, 7 ottobre 2016 – prima rappresentazione assoluta

La Mer

9 Febbraio 2017 / no comments

La Mer

LA MER ph. Virgilio  Sieni

CREDITS
Coreografia e regia: Virgilio Sieni
Musica: Claude Debussy
Interpreti: Claudia Caldarano, Luna Cenere, Luisa Cortesi, Marina Giovannini, Lisa Labatut, Giulia Mureddu
Durata: 25’
Produzione: Compagnia Virgilio Sieni
Collaborazione alla produzione: LuganoInScena / Ravello Festival 

SCHEDA
La coreografia riflette sulla nuda vita per riportarci veloci al senso dell’archeologia che vede la forma nella sua impossibilità di essere afferrata. I corpi appaiono allo stesso tempo come macerie e origine, ricomponendo un dizionario di movimenti primi, ricercando i prolegomeni del rito: tutti tentativi, verifiche, dettagli e accenni, pieghe del corpo sulla soglia dell’umanità; sestetto di donne, in esodo, naufraghe, che cade innocente nella mitologia quale fonte gioiosa del rivelarsi del gesto. E’ la nudità a scavare un guscio di spazio, argine sottile in convivenza con il fuori, l’aperto. La nuda vita della danza emerge da incrinature e cedimenti: campo dove disporre minuziosamente il sentimento anatomico del gesto. Il paesaggio viene qui assorbito in una sorta di pneuma continuo; momenti  regolati da un fitto procedere di eventi sulla tattilità, la figura, il colore e la luce. Si cercano domande sulla natura del corpo. Archeologia, fossili, scultura: il succedersi delle posture modulate e strutturate da correzioni continue, da ipotetici studi in successione che si stratificano l’uno sull’altro, lascia apparire una composizione sull’adiacenza del silenzio alla nudità: apertura del vuoto tra le pieghe del corpo, eco che risuona nelle mitologie della tragedia. Loro si donano come materia, luce e figura, alla ricerca della forma e del rumore del tempo sospeso che abbaglia verso noi contemporanei.

TOURNÉE

Firenze, Cango, 16, 17, 18, 19 marzo 2017

Firenze, Cango, 27, 28, 29, 30 dicembre 2016
Ravello, Ravello Festival, Belvedere di Villa Rufolo, 31 luglio 2016 – prima rappresentazione italiana
Lugano, Teatro Lac, 5 marzo 2016 – prima rappresentazione assoluta

Isolotto

9 Gennaio 2017 / no comments

Isolotto
Virgilio Sieni / Eivind Aarset

CREDITS
Ideazione e interpretazione: Virgilio Sieni
Musica: Eivind Aarset eseguita dal vivo dall’autore alla chitarra elettrica
Durata: 50’
Produzione: Compagnia Virgilio Sieni
In collaborazione con: Emilia Romagna Teatro Fondazione

SCHEDA
Che cos’è danzare se non mettersi in cammino, curiosi dei nuovi margini che l’arcipelago del corpo  lascia apparire? Se non porsi sulla soglia della caduta e lasciare che le infinite figure inscritte nel corpo si manifestino nell’incontro con la narrazione articolare? Dunque l’uomo che danza edifica lo spazio dell’incerto con tutta la precisione possibile, cercando di dare un contorno a ogni cosa sconosciuta e incompiuta, inseguendo l’unità come principio di ogni cosa. Così il tratto di tempo che chiamiamo danza altro non è che lo spazio dell’incontro tra uomo e natura. Le danze in serie che compongono Isolotto si aprono alle coincidenze per esplorare le infinite diramazioni del corpo, quasi a ripercorrere – nell’impossibilità di esserci – tutte le fasi di crescita dell’uomo, tutti i tratti della vita. A partire dalle azioni primarie – camminare a quattro zampe, alzarsi, inchinarsi, voltarsi – la gravità si fa sostanza dello sguardo dando luogo a un atlante inedito sul corpo della danza.

 

 

What is dance if not getting in the way, being curious of the new margins that the archipelago of body leaves appear? Stood on the threshold of the fall and let the endless figures inscribed in the body reveal themselves in the encounter with the articulated narrative. So the man who dance builds an uncertain space with all the possible precision, trying to give an outline to all the unknown and unfinished, chasing the unit as a principle of everything. As we celebrate harmony as a condition of the sense and mixture of things in the sea of emotions, the stretch of time that we call dance is nothing more than the encounter between man and nature. The dances in series that compose this Isolotto open themselves to the coincidences, to explore the infinite ramifications of the body, as if to retrace – in the impossibility to be there – all the stages of human growth, all segments of life. Starting from the primary actions – walk on all fours, get up, bow, turn around – gravity becomes the substance of the gaze: the result is an unpublished atlas about the dancing body.

ISOLOTTO

TOURNÉE

Firenze, Teatro della Pergola, 11 ottobre 2017

Brescia, Teatro Grande, 8 ottobre 2017

Parigi, Théâtre de Gennevilliers, dall’11 al 14 maggio 2017
Venezia, Teatro Goldoni, 15 dicembre 2016
Prato, Teatro Metastasio, 1 – 4 dicembre 2016
Roma, Festival Equilibrio, Sala Petrassi, Auditorium Parco della Musica, 12 febbraio 2016
Modena, Vie Festival, Teatro Storchi, 13 ottobre 2015 – prima rappresentazione

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