Bologna | Cena Pasolini
CREDITS
Durata:45′
Prima rappresentazione: Bologna, Palazzo Re Enzo, Salone del Podestà, 3 aprile 2015
Produzione :Compagnia Virgilio Sieni, Emilia Romagna Teatro Fondazione
SCHEDA
Una moltitudine di interpreti – persone di tutte le età, dai bambini agli anziani – dà vita a cinque ultime cene eseguite contemporaneamente nello stesso spazio. Come in un pentagramma: i cinque tavoli corrispondono ad altrettante coreografie che compongono, per richiami e canoni, una grande partitura scenica. Accompagnati dal canto del coro, i gesti migrano da un tavolo all’altro perdendosi in una selva di corpi. Il pubblico è libero di camminare intorno alla coreografia, dove incontrerà, perderà e ritroverà volti, sguardi e gesti che si staccano dalla quotidianità facendo risuonare ingenuità e fragilità, nobiltà e dolore. Come ha detto Pasolini a proposito del suo Vangelo secondo Matteo: “…qualcosa che contraddica radicalmente la vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo, glorificazione della propria identità nei connotati della massa, odio per ogni diversità, rancore teologico senza religione”.
RASSEGNA STAMPA
È come guardare una distesa di erba alta battuta dal vento ricordandosi che davvero il vento«soffia dove vuole». Viene con il respiro della voce che da un punto absidale dello spazio delSalone del Podestà, dove la Corale Savani di Carpi forma a una lunetta con al centro il suodirettore, entra nella navata e scompiglia le figure, le solleva, le incurva, le abbatte: Cena Pasolinidi Virgilio Sieni (la conclusione del progetto Nelle pieghe del corpo, un mese di spettacoli aBologna) all’inizio si presenta proprio così, con un uomo che è già salito su uno dei tavoli, e unafila di donne al lato opposto del rettangolo che stese a terra alzano lentamente un bracciodisegnando nell’aria un semicerchio, con quell’aspetto “rituale e quasi ginnico” che il coreografofiorentino nei suoi appunti riprende da Roberto Longhi intento a studiare La morte di Adamo diPiero della Francesca. Con lo spettatore che, varcata la porta, si ritrova nel mezzo della salatagliata dai cinque tavoli, lungo foglio di pentagramma sul quale i corpi dei bambini, delle donne,dei giovani, degli adulti, degli anziani imprimono note animose, lunghe e brevi, leggere e gravi,interpunzioni a piedi nudi colorate di tinte pastello.
Attilio Scarpellini, “doppiozero.com”, 9 Aprile 2015